Prima di iniziare, faccio solo una piccola premessa. Forse ad alcuni questo articolo potrebbe sembrare fuori tema. Cosa c’entra la psicoterapia con le tematiche del blog? In realtà è molto pertinente. Anche in questo caso si parla di sostenibilità, da una prospettiva nuova però: quella mentale. Quella da cui parte tutto ciò che siamo, percepiamo e facciamo nelle nostre vite. #Lamentesostenibile, come piace chiamarla a me.
Mind is beautiful
Eccoci qui. Di nuovo a ridere. Sembra scontato, ma non lo è affatto. Se qualche mese fa mi avessero detto che sarei tornata a ridere con la spontaneità di questa immagine, non ci avrei creduto.
Abbiamo attraversato un periodo difficile che vi voglio raccontare, affinché non possa capitare la stessa brutta esperienza a qualcuno di voi.
Non c’è dubbio che lo scoppio della pandemia e i periodi di restrizione sociale che ne sono seguiti, hanno reso più fragile il nostro equilibrio interiore, rendendoci più vulnerabili e insicuri. Non tutti hanno trovato in sé le risorse adeguate per reagire in autonomia e molti, come me, hanno preferito chiedere l’aiuto di una persona esperta, come un counselor o un* psicoterapeuta.
Nel mio caso ho scelto una psicoterapeuta, trovata su internet.
Il punto è che non avevo molti elementi per valutarla a priori e mi sono ingenuamente affidata. Ma ho scelto male. A mie spese e sulla mia pelle ho dovuto constatare che ci sono professionisti che, nonostante si dichiarino esperti, non lo sono affatto e invece di aiutare creano grossi danni.
Molte persone che hanno avuto esperienze negative in questo senso, lo tengono per sé, forse perché provano vergogna o senso di colpa. Al contrario, io credo che sia importante parlarne. E’ fondamentale fare luce il più possibile sulle dinamiche rovinose che possono insorgere durante un percorso di psicoterapia, ripercuotendosi inevitabilmente in maniera molto pericolosa su chi riceve il trattamento.
Se durante il percorso terapeutico vi sentite sempre peggio e se, parlandone con il/la terapeuta vi risponde che è normale che sia così perché ci vuole tempo e pazienza, non credeteci. MAI. Non è vero! MAI. Si possono toccare cose dolorose e profonde e al contempo uscire alleggeriti dalla seduta. Viceversa, se ne uscite sempre più tristi, più vuoti o più stanchi non è normale, per quanto voglia farvelo credere, non è normale. Semplicemente è il caso di constatare che siete di fronte ad un* professionista incapace.
Cosa fare a quel punto? Chiudete.
Potrebbe capitare che tenti di trattenervi? Sì, certamente. Magari facendo appello ad una vostra debolezza, il che è un’ulteriore conferma che è proprio il momento di andare. Andate, senza perdere tempo, senza farvi altro male. Per ogni terapeuta incapace ce n’è un* molto più competente ed espert* che non vede l’ora di aiutarvi per davvero. Corretegli/le incontro.
Come cercare un* terapeuta competente?
Ad oggi, per mia esperienza, direi attraverso il passaparola (di una persona fidata, che vi piace e che vi ispira serenità ed equilibrio).
Attenzione a non fidarvi delle recensioni che appaiono su quei portali di psicologi filtrabili per città, orientamento terapeutico o altro. Infatti, trattandosi di puri strumenti di marketing finalizzati a dare visibilità al professionista, la maggior parte delle recensioni su tali piattaforme è fake. Inoltre, se ci fate caso, non compare mai una recensione negativa. Sapete perchè? Perchè a differenza di tante altre piattaforme democratiche di recensione (come Trip Advisor, Google, ProntoPro, ecc.), qui è il professionista a decidere quale commento rendere visibile al pubblico e quale no. Pertanto i pareri più critici, obiettivi o negativi vengono censurati.
Vi suggerisco inoltre, durante il primo colloquio, di fare tutte le domande che vi vengono in mente riguardo al grado di conoscenza e di trattamento del vostro problema. Infatti, non si può essere esperti in tutto e qualora il/la terapeuta facesse una diagnosi sbagliata (come è successo a me), ne conseguirebbe una terapia deleteria.
Quando la terapia diventa pericolosa: 10 segnali di allarme
Qui di seguito, vi riporto, secondo la mia esperienza, 10 segnali di allarme a cui prestare attenzione per capire velocemente e senza dubbio alcuno, che non siete di fronte alla persona giusta:
- Non risponde alle domande, non riesce a chiarire i vostri dubbi oppure vi mente;
- Vi sentite non accettati, giudicati e criticati (magari attraverso il linguaggio non verbale);
- Non tratta con la dovuta sensibilità e delicatezza il vostro problema o addirittura lo sminuisce;
- E’ impositiva e non prende in considerazione il vostro sentire;
- Non presta attenzione alle vostre emozioni o al vostro dolore (manca di empatia);
- Vi sentite male dopo la sessione e avvertite lo strano bisogno di andare dallo psicologo dopo la seduta dallo psicologo (…sembra un gioco di parole …un paradosso, ma è quello che capitava a me);
- Dimentica dettagli rilevanti dei vostri racconti;
- Non valorizza i piccoli o piccolissimi traguardi raggiunti con tanto sforzo;
- Non crede nei vostri cambiamenti o non li incoraggia (sfiducia);
- Vi sentite bloccati dalla terapia o avete la sensazione di essere stati messi dentro una “casellina” alla quale sentite di non corrispondere.
Infine, tenete presente che gli obiettivi della terapia e le modalità da seguire per raggiungerli dovrebbero essere concordati, non imposti.
Fortunatamente la mia storia ha un lieto fine. In seguito alla brutta esperienza ho trovato una professionista molto valida che è riuscita ad aiutarmi a ricreare il mio benessere interiore e con cui sto facendo EMDR.
Sapete cos’è?
Grazie molto utile, è successo anche a me. È molto difficile trovare persone competenti
Sì sono d’accordo. Ci sono tantissimi psicoterapeuti, ma pochissimi quelli in grado di aiutare davvero. Ne parleremo ancora comunque. Grazie per il tuo commento.
Chiaro, preciso, esaustivo e soprattutto attuale e interessante.
Grazie Robert, mi fa piacere ti sia piaciuto.
Interessantissimo! Grazie! giusto condividere queste esperienze che spesso fatichiamo ad esternare.
Sì infatti, non è facile aprirsi su questi temi, ma ho sentito talmente tante storie di terapie distruttive che mi sembra proprio giunto il momento di parlarne il più possibile.
Grazie per aver condiviso la tua edperienza, sicuramente utile e da tener presente
Grazie a te! Se ti può essere stato utile mi fa molto piacere;)
Brava C. Pure a me è successo. Io l’unica cosa che sapevo è che volevo fosse un uomo, non avevo idea delle varie differenze tra terapie approcci ecc e la prima volta è stato come allungare un braccio e dall’altra parte non essere “agganciato”. Qui l’istinto mi è venuto in aiuto e per fortuna ho poi trovato un secondo che mi ha preso e portato in un percorso di training autogeno risolutivo. In quel momento quella cosa è stata la cosa più sostenibile che potessi fare.
Grazie Stefano! infatti, sì l’istinto è una risorsa molto importante in questi casi. Hai fatto benissimo a seguirlo.
Anche io, da subito, istintivamente avevo percepito che qualcosa non andava, ma erroneamente non ho dato retta a quelle sensazioni.
Chiaro e semplice, ma soprattutto un ottimo articolo da consultare ogni volta che si è davanti a possibili dubbi.. Grazie Claudia!
Anche a me è successo di intraprendere un percorso che si è rivelato completamente sbagliato. Capisco benissimo a cosa ti riferisci. Bisognerebbe parlarne di più
Interessante. E com’è l’EMDR che stai facendo?
Ciao Paolo, l’EMDR è un vero trip! :))) ….ahhhah scherzi a parte. E’ un percorso meraviglioso dentro sé stessi da cui ogni volta si esce un po’ più “guariti” dalle ferite del passato e, mi viene da dire “ricompattati”. Occhio però alla persona con cui lo fai.