Testo e immagini di Micaela Montalto

Preparare le valigie non è mai stato il mio forte, non so bene cosa portarmi dietro, quanto riempirle e poi finisco sempre per ritrovarmi abiti che nemmeno utilizzo.

Quando però ho preparato gli scatoloni per trasferirmi a vivere da sola, non ho avuto dubbi sugli oggetti con cui riempirli, mi è bastato guardarmi attorno e lasciarmi addolcire da ciò che mi circondava. Sapevo bene quel che mi sarei dovuta portare dietro, perché era esattamente quello che avrei voluto rivedere nella mia nuova casa, gli oggetti che in qualche modo parlavano di me. Ed erano tanti, ma erano loro.

“Ti bastan poche briciole, lo stretto indispensabile e i tuoi malanni puoi dimenticar! “ L’orso Baloo cantava così per insegnare a Mowgli a sopravvivere nella giungla. Baloo lo sapeva bene, ma non ne era al corrente solo lui, anche Buddha, Zarathustra, Laozi e Confucio spronavano i propri seguaci a vivere tenendosi solo l’essenziale, che come sapete “è invisibile agli occhi”.

Intorno agli anni ’60 il concetto di essenziale arrivò anche al design, bisognava dire addio a fronzoli decorativi, in favore di forme semplici, pulite, di colore grigio, bianco o nero. Nel 1964, Richard Wollheim, filosofo dell’arte, ne scrisse un articolo che intitolò: “Minimal Art” da cui poi ebbe origine il termine “Minimalismo”.

Per nostra grande fortuna, il minimalismo ai giorni nostri soddisfa anche coloro che non amano particolarmente quella triade di colori e desiderano  decorare la propria vita con svariate tinte. Dall’inizio del ventunesimo secolo, infatti,  sempre più persone hanno iniziato a seguire uno stile di vita minimalista, mantenendone il significato filosofico e tralasciandone il senso puramente estetico.

Ma cosa significa vivere in modo minimalista?

È semplice, vuol dire vivere senza ciò che distrae dalla propria esistenza, siamo esseri umani, non bidoni da riempire di rifiuti.

Arthur Schopenhauer, ottimista com’era, aveva  individuato nella “volontà di vivere” il motore dell’universo, una volontà cieca, senza scopo e completamente egoista che riesce a perpetuare la propria esistenza rinascendo, di giorno in giorno, in qualcuno di diverso.

Vi viene fame? È la volontà di vivere che ve ne fa avere. Vi mangereste qualunque mela? Bene, la volontà di vivere ve ne mostrerà una che dovrete per forza avere! Siete proprio sicuri di volere quella mela? Perché se volete c’è anche una pesca, appena uscita, ultimo modello… oops, penultimo ora!

Avrete capito che questa cara Volontà se la spassa grandiosamente nel 2020, ha persino assunto alcuni collaboratori: le pubblicità e i messaggi subliminali. Sì, perché oggi siamo costantemente inondati da messaggi e voci, che ci portano a volere qualcosa di nuovo o di diverso di continuo e così ci ritroviamo ad avere oggetti che non utilizziamo o, peggio ancora, che non ci trasmettono nulla di positivo. 

Di conseguenza, la nostra cara terra continua ad essere sepolta da rifiuti, di chi si rifiuta di riflettere sul proprio riflesso nel mondo. Viceversa, chi decide di vivere in modo minimalista diminuisce il proprio impatto ambientale comprando meno cose e producendo meno scarti. 

Vivere minimal vuol dire vivere solo con ciò che ci piace e di cui abbiamo realmente bisogno e non si tratta solo di cose materiali, vivere minimal è sbarazzarsi dei pensieri superflui ed intrusivi che appesantiscono la mente, delle persone tossiche che ostacolano l’anima e tenerci stretto ciò che col proprio valore emotivo o funzionale ci rende felici, perché si sa: “Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”. 

Micaela Montalto